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Banche, 5 miliardi per correre sul digitale

16.03.2020
L'Economia del Corriere della Sera. Intervista a cura di Alessandra Puato

Intervista al dott. Pierfrancesco Gaggi, Presidente ABI Lab

Crescono gli investimenti delle banche in tecnologia: cinque miliardi di euro la cifra attesa quest’anno, contro i 4,7 miliardi circa del 2019. Il 41,7% delle banche dichiara di avere un budget in aumento per il 2020, dice l’ultimo Scenario ABI Lab, e gran parte di loro (il 29,2% di un campione composto da 24 rispondenti, «Rilevazione sulle priorità Ict delle banche italiane», marzo 2020) aumenterà l‘investimento di oltre il 5% rispetto all’anno prima. Una banca su tre, il 33,3%, lo mantiene costante e solo una su quattro (il 25%) lo riduce. A incrementare le risorse sono soprattutto i grandi istituti, che investono oltre il 50% in più rispetto al 2019 nella metà dei casi. Le più piccole invece sono le più ferme: qui il 45,5% degli intervistati dichiara un investimento costante, il 27,3% in calo. È un fenomeno che può aprire il campo alle aggregazioni, perché non c’è scampo: nell’innovazione tecnologica le banche devono investire ancora molto, se vogliono argin

are la concorrenza delle fintech e in futuro dei big come Amazon e Facebook. A che cosa sono destinati questi soldi? Servono per raccogliere nuovi clienti digitali, combattere meglio la pirateria informatica, rafforzare la sicurezza dei dati anche sul cloud, sviluppare l’intelligenza artificiale mentre i risparmiatori si spostano sempre più sugli accessi da smartphone. Per ABI Lab i clienti attivi da dispositivi mobili hanno superato, in 14 banche rappresentative, i dieci milioni. Tanti erano nel 2018, +38% dall’anno prima. L’uso del cellulare è salito del 49%.

La nuvola

Un fulcro sul quale si stanno concentrando gli investimenti è il cloud computing, come dire la conservazione dei dati sulla «nuvola» di Internet gestita dalle big tech come Apple e Google. Qui c’è un problema: i controlli. Le banche sono soggette a normative Ue e nazionali che danno loro il diritto di fare controlli sulle attività affidate all’esterno, ma chi gestisce il cloud non vuole avere centinaia di banche europee che entrano in casa sua. «Con la Federazione bancaria europea stiamo proponendo alla Commissione Ue linee guida contrattuali perché si trovi il giusto equilibrio tra i fornitori dei servizi cloud e le banche che li utilizzano», dice Pierfrancesco Gaggi, Presidente di ABI Lab e direttore centrale Relazioni internazionali dell’ABI. Non sorprende quindi che in testa alle iniziative d’investimento bancario quest’anno ci sia il governo dei dati,indicato come priorità assoluta dal 71% del campione. Seguono l’adeguamento delle infrastrutture (67%) e il digital onboarding cioè l’acquisizione di clienti con canali digitali (57%). Fra le priorità di ricerca sono invece l’intelligenza artificiale, indicata dal 71% degli intervistati, e proprio l’evoluzione del cloud computing (62%) che «può contribuire a rafforzare la business continuity», nota Gaggi, garantendo servizi costanti anche in momenti critici come l’emergenza sanitaria attuale. Al quarto posto il presidio su fintech e startup (57%), la cui concorrenza si fa sentire. «Le big tech, secondo le banche, intensificheranno il loro ruolo in pagamenti, prestiti e carte digitali, le fintech nel crowdfunding e nel digital banking», dice la ricerca. Quasi sette banche su dieci prevedono, anche per questo, di aumentare gli investimenti in cyber sicurezza. Mentre tutte o quasi (il 95%) sono presenti su Facebook, il preferito fra i social, seguito da Twitter (79%), dove spesso ci sono operatori dedicati ai clienti. Per capire la spinta sul tecnologico può essere utile guardare ai dati di tre gruppi, Sella, Intesa e Unicredit. Il primo, apripista, ha investito oltre 60 milioni l’anno scorso in innovazione e tecnologia (13% dei costi) e prevede altri 200 milioni nel prossimo triennio. Ha fatto confluire tutta l’information technology in una nuova società, Centrico (1.250 persone), che offre servizi ad altre banche come Illimity. Intesa ha stanziato 2,8 miliardi nel piano d’impresa 2017-2021 per la trasformazione digitale, in particolare per la multicanalità. Prevede un aumento dal 2% al 15%delle vendite su canali digitali dei propri prodotti e la digitalizzazione del 70% delle attività l’anno prossimo, dal 10% nel 2017. Unicredit con il piano strategico 2020-2023 prevede 900 milioni d’investimento medio annuo in information technology e ha lanciato un’app unica per i clienti d’Italia, Germania e Austria, anche per aggregare i conti di altre banche. Avvierà in estate la «banca senza carta» e conta così di ridurre i costi di 150 milioni l’anno.